Sabato 15 febbraio 2020 alla Fortezza da Basso di Firenze, si è tenuta PRIMANTEPRIMA che ha dato il via alle Anteprime di Toscana.
PRIMANTEPRIMA si conferma il galà di apertura della Wine Week toscana con la possibilità di degustare le annate appena immesse sul mercato dai Consorzi Carmignano, Chianti Rufina, Colline Lucchesi, Maremma Toscana, Montecucco, Orcia, Terre di Pisa e Valdarno di Sopra.
Ricco il programma dell’evento inaugurale riservato alla stampa e agli operatori di settore che ha visto svolgersi una tavola rotonda di inaugurazione della settimana delle “Anteprime di Toscana 2020” dove sono intervenuti, fra gli altri, Marco Remaschi, Regione Toscana – Assessore all’Agricoltura; Fabio del Bravo, ISMEA Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale; Francesco Mazzei, Avito – Presidente Associazione Vini Toscani DOP e IGP: Attilio Scienza, Università di Milano – Docente di viticoltura ed enologia; Donatella Cinelli Colombini, Consorzio Vino Orcia – Presidente “Dall’Enoturismo al marketing territoriale del vinoRoberto Scalacci, Regione Toscana – Direttore della Direzione Agricoltra e sviluppo rurale.Conduttore Tinto (Nicola Prudente) conduttore di Decanter Rai Radio 2 e #MPEF La 7.
NESOS:” IL VINO MARINO”
Alla fine dell’evento è stato possibile degustare Nesos il “vino marino” che ci riporta indietro nel tempo di due millenni grazie ad un esperimento enologico realizzato dall’Azienda Agricola Arrighi dell’Isola d’Elba in collaborazione con il Professor Attilio Scienza, Ordinario di Viticoltura dell’Università degli Studi di Milano e Angela Zinnai e Francesca Venturi del corso di Viticoltura ed Enologia dell’Università di Pisa.
L’esperimento si ispira all’usanza degli antichi produttori di vino dell’isola greca di Chio consistente nell’immersione in mare dell’uva, chiusa in ceste, al fine di togliere la pruina dalla buccia ed accelerare così l’appassimento al sole, preservando in questo modo l’aroma del vitigno.
L’esperimento è rimasto fedele all’antica usanza anche per quanto riguarda la tipologia di uva utilizzata: trattasi dell’Ansonica uva bianca tipica dell’Elba.
Le uve sono state immerse in mare per 5 giorni a circa 10 metri di profondità, protette in ceste di vimini. Questo processo ha consentito di eliminare parte della pruina superficiale, accelerando così il successivo appassimento al sole sui graticci, senza arrivare alla produzione di un vino dolce. Il sale marino durante i giorni di immersione, per “osmosi” penetra anche all’interno, senza danneggiare l’acino. Il successivo passaggio delle uve avviene in anfore di terracotta con tutte le bucce, dopo la separazione dei raspi. La presenza di sale nell’uva, con effetto antiossidante e disinfettante, ha permesso di provare a non utilizzare i solfiti, arrivando a produrre, dopo un anno in affinamento in bottiglia, un vino estremamente naturale, molto simile a quello prodotto 2500 anni fa.
Sull’esperimento enologico di Nesos. è stato realizzato il documentario Vinum Insulae diretto e prodotto da Stefano Muti (Cosmomedia), che ha vinto il 26° Festival International Œnovidéo di Marsiglia (primo premio come Miglior Cortometraggio e riconoscimento della Revue des Œnologues, per l’originalità e il valore della sperimentazione).
Nell’occasione ho avuto modo di rientrare tra i fortunati che hanno avuto modo di degustare il NESOS che si è rilevato un vino estremamente interessante ed insolito, un unicum nel panorama enologico nazionale ed internazionale.